Leggere

Leggere è una tecnica, una pratica sociale, una forma di gestualità, una forma di saggezza, un metodo, un’attività voluttuaria

«La parola ‘lettura’ non rimanda a un concetto, ma a un insieme di pratiche diffuse. E’ una parola dal significato sfumato: da quale lato si può iniziare ad esaminarla? Si potrebbe cominciare da dove aveva iniziato Sartre, per la scrittura, in Qu’est-ce que la littérature? (1947): che cosa è leggere? perché si legge? O come Proust nella sua prefazione a Sesame and Lilies (1868) (due conferenze di Ruskin sulla lettura) con la narrazione delle giornate di lettura della sua infanzia. Due modi di intendere la lettura: uno sociale e l’altro individuale, uno politico e l’altro etico.
Quale punto di vista adottare su una parola che ha troppi usi? Quella della sociologia, della fisiologia, della storia, della semiologia, della religione, della fenomenologia, della psicanalisi, della filosofia? Ciascuna ha una parola da dire e la lettura non è la somma di queste parole. Al termine del catalogo, la domanda rimarrebbe invariata: che cosa è la lettura? Bisogna allora mancare di metodo – vi sono argomenti che sono intrattabili con metodo – e procedere per colpi d’occhio, per istantanee: aprirsi degli spiragli nella parola, occuparla per sondaggi successivi e differenziati, tenere più fili a un tempo che s’intreccino, che tessano la trama della lettura» (ROLAND BARTHES e ANTOINE COMPAGNON, Lettura, ENCICLOPEDIA EINAUDI vol.8°, 1979, pag.176

Un'etica del lettore, di Ezio Raimondi

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